Les 400 Coups di François Truffaut - secondo tempo


Non a caso l’unica persona di cui si può fidare Antoine e l’amico Renè trasposizione cinematografica di un vero amico del regista, Robert Lachenay Truffaut sembra non scordare che nell’ adolescenza l’ amicizia è un sentimento fortissimo, fondamentale che va a costituirsi come una nuova famiglia, che ci comprende più di quella vera indipendentemente se questa sia presente o meno. Renè è la persona ideale con cui divertirsi e vagabondare per le vie di Montmartre, e per condividere le stesse passioni, come quella per il cinema. Ma è anche l’unica persona su cui Antoine può veramente contare, che si occupa di lui come avrebbe dovuto fare la madre, che gli trova un posto in cui stare quando tutti sembrano essersi scordati i lui. Slanci di amicizia disinteressata che raramente si possono trovare nel mondo adulto, un’amicizia che non ti lascia nei momenti di difficoltà. Esemplificativa la sequenza in cui Renè va a trovarlo in riformatorio, dove non lo lasciano entrare e dove vediamo Antoine aggrapparsi al vetro nella speranza di incontrare l’unica persona che voleva veramente vedere.
La maggior parte delle esperienze che vive Antoine Doinel, sono state realmente vissute da François Truffaut, anche se in un intervallo più ampio: l’esperienza del carcere, la forte amicizia con Lachenay, il rapporto con la madre. Anche l’ambientazione, Montmartre e in particolare Pigalle richiama i luoghi della gioventù del regista.
Il film ha una bellezza intrinseca innegabile, grazie a piani e sequenze veramente splendidi. la sequenza iniziale dove vediamo la Torre Eiffel far capolino tra i tetti di Parigi. L’incantevole sequenza girata al teatro dei burattini, dove Truffaut coglie, con una cinepresa opportunamente nascosta, sguardi ed espressioni di bambini; ed è proprio la verità di queste inquadrature, la naturalezza espressiva dei bambini ad essere assolutamente bellissima. Il piccolo Doinel che portato in carcere, lancia dalla camionetta gli ultimi sguardi verso quel mondo che ha rappresentato fino a quel momento la sua vita e dove per la prima volta lo vediamo piangere.
E La sequenza finale, Antoine che scappa, Antoine che va verso il mare.
Finalmente il mare, un lunghissimo piano: Antoine che scende le scale per arrivare sulla spiaggia, Antoine che corre verso quel mare che non aveva mai visto; ormai è come se tutti fossimo su quella spiaggia con lui, aspettiamo col fiato sospeso il momento in cui toccherà finalmente l’acqua. Una sequenza estremamente emozionante, resa tale dal tempo naturale, perché Truffaut non ha fretta, il minuto che scorre sulla pellicola è esattamente quello che impiega Léaud a percorrere la spiaggia; fino alla fine, quando, una volta raggiunto lo scopo si volterà e guarderà indietro, e Truffaut stringendo sul viso di Léaud/Doinel, ferma l’immagine e il film su uno splendido primo piano, in un’espressione che trattiene in se tutti i quesiti che si pone Doinel, che si pone il film e che tutti ci poniamo durante l’adolescenza.
Les 400 coups, è un film capolavoro se oltre alla storia pensiamo a come è stato girato e al fatto che all’epoca delle riprese Truffaut aveva solo ventisei anni. Un’opera importantissima sia per la Nouvelle Vague che per il cinema tutto, davanti alla quale ogni parola detta appare più che mai riduttiva.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono stato oggi sulle traccie di quell'amicizia; rue Douai dove abitava Lachenay, rue Navarin la casa abitata realmente dal cineasta e via cailancourt dove sono ambientate alcune scene del Doinel libero dalla famiglia opprimente. Place Clichy ovviamente con la scena del bacio rubato tra l'amante e la madre. All'inizio di Cailancourt si scendono qualche scalino per entrare nel cimitero dove riposa François, proprio in mezzo al famigerato triangolo dei '400 colpi dei due personaggi reali, tra rue barbes, clichy, lorettes. Ciao Nam